Giulia Iannelli, classe 1976, è nata a Milano e si è trasferita in Valle Stura dove ha realizzato la Cooperativa agricola di comunità Germinale, a Demonte. Siamo andati a trovarla per farci raccontare cosa ha spinto lei e suo marito proveniente dall’Argentina ad abbracciare le sorti di una valle alpina cuneese.I
«Sono nata a Milano, e mio marito è Argentino. Anni fa abbiamo deciso di venire a vivere in Valle Stura, volevamo vedere come si vive in montagna, eravamo curiosi, e le terre alte le percepivamo avventurose – un po’ come la Transilvania dei vampiri.
Arrivati in Valle ci siamo subito ricreduti, positivamente: tanta terra a disposizione per coltivare prodotti di qualità, abbondanza di spazi che in città nemmeno te li sogni, costi bassi a fronte di una qualità della vita molto alta e la possibilità di poterci prendere cura da protagonisti di un paesaggio che da troppo tempo era stato abbandonato.
E soprattutto… niente vampiri!
Oggi ci occupiamo di agricoltura e territorio, in una Valle dove per chi ha voglia di lavorare c’è davvero tanto da fare. Alcune cose mancano, è vero, ma non bisogna farsi demoralizzare. Manca una visione a lungo termine delle amministrazioni comunali, mancano figure professionali preparate e la crisi economica morde anche qui. Inoltre a volte ti senti un po’ discriminato da una lobby locale che premia sempre gli stessi ed è restia a qualunque cambiamento, mentre lo spazio per attività e idee ci sarebbe per tutti, vecchi e nuovi abitanti. Le difficoltà sono dovute anche al fatto che in Italia l’agricoltura è ancora vista come un mestiere da sfigati, nonostante l’innovazione e i buoni risultati che si ottengono.
Io e mio marito nutriamo molta speranza nel futuro e sono sicura che le cose poco per volta cambieranno in meglio. Mia figlia, ad esempio, sente che le sue radici sono qui, in Valle Stura, e anche se dovesse succedere che un giorno partirà per andare lontano si porterà comunque dietro questo sentimento di appartenenza, che conserverà per tutta la vita».