Edoardo Degioanni, classe 1979, nato e cresciuto ad Aisone, gestisce il bar Centro Fondo insieme ai soci della Cooperativa.
Le mie radici sono qui, ad Aisone, dove sono nato e cresciuto e continuo a vivere. Nel 2000 con mio fratello e altri soci abbiamo aperto la Cooperativa Centro Fondo, per realizzare un luogo di aggregazione che in quel periodo mancava, per tutta la Valle Stura. Faccio anche parte di un gruppo della valle che si chiama Lou Seriol, facciamo musica occitana dal 1992.
Con una visione di innovazione, interpretiamo le ballate tradizionali dei nostri nonni con influenze di musica dei nostri tempi: reggae, punk, pachanca. Sono 27 anni che portiamo in giro per festival europei la nostra musica e cultura occitana.
Penso che innovare la tradizione sia una cosa da fare in tutto, anche negli aspetti della vita quotidiana. Ma guai ad appiattirsi aspettando aiuti che piovono dall’esterno, attraverso norme di sostegno e sovvenzione: piuttosto c’è bisogno di incentivare lo spirito di iniziativa dei montanari e lasciar fare a chi conosce la realtà locale.
Oggi la Valle la vedo un po’ appiattita. Se penso a vent’anni fa, quando abbiamo aperto la cooperativa, la realtà locale è cambiata parecchio: siamo partiti con progetti di aggregazione, con mostre e concerti, che oggi fatichiamo a portare avanti. Dal punto di vista culturale, ma soprattutto nelle persone, oggi vedo poca spinta e una visione generale piuttosto pessimistica, una chiusura. Eppure storicamente noi siamo stati sempre viaggiatori, chi di noi non oggi ha non ha un parente in Francia? Siamo una valle vocata al passaggio grazie al Colle della Maddalena, di qui sono transitati i saraceni, sono passate ingenti ricchezze, culture e idee nuove. Oggi invece si tende e chiudersi, e i giovani che vanno a studiare fuori difficilmente poi ritornano.
Per il futuro sono ottimista, perché fin ora si è fatto poco e male, e quindi si parte da zero, su terreno fertile, un quadro tutto da disegnare, dove abbiamo costruito un 1% e rimane il restante 99%. Dobbiamo riuscire a coinvolgere i diversi attori locali, gli anziani, i giovani, e dobbiamo soprattutto cercare di unire gli amministratori, nella ricerca di una visione comune di sviluppo, che non può che passare attraverso la promozione di un turismo agricolo e culturale, e non certo industriale, perché rischierebbe di rovinare la bellezza della nostra Valle. Quindi la formula per il futuro è: cultura occitana, agricoltura di qualità e turismo esperienziale. Senza rincorrer sempre il rattoppo della strada, l’allargamento del pinte per far passare i camion, perché quelle cose li agli abitanti della valle non interessano più.